lunedì 27 maggio 2013

SCUOLA: la conferenza stampa dei Comitati per la scelta B, dopo il Referendum.

Ricucire le divisioni e lavorare
insieme per migliorare la scuola dell'infanzia: dopo il
referendum consultivo di Bologna che ha visto la vittoria dei
sostenitori del blocco dei finanziamenti alle materne private
paritarie (opzione A), il comitato 'sconfittò tende la mano ai
referendari per una battaglia comune finalizzata ad ottenere
dal Governo più risorse per le scuole statali. Questo
risultato, ha detto Giovanni Sedioli, promotore del comitato
pro B, «temo lascerà strascichi di contrapposizione. Ma ora
non resta che ricucire e lavorare insieme». Sulla stessa linea anche Alessandro
Alberani, segretario cittadino della Cisl e rappresentante del
manifesto Zamagni per il mantenimento dell'attuale sistema
integrato tra pubblico e privato. «Il referendum - ha spiegato
durante una conferenza stampa in Comune - ha diviso, ora
dobbiamo cercare di unire. Per evitare di ricostruire sulle
macerie, può essere messa in campo da subito una campagna
comune verso il Governo per aumentare i finanziamenti alle
scuole statali». I rappresentanti del comitato B, commentando i
risultati della consultazione popolare che ha visto andare al
voto 85.934 cittadini pari al 28.71 per cento degli aventi
diritto, hanno messo in evidenza la 'bassà affluenza alle
urne. La cifra, ha sottolineato Sedioli, «è molto bassa,
infatti, ha votato meno di un terzo degli aventi diritto.
Abbiamo sempre detto che si trattava di un referendum sbagliato
negli obiettivi e nella proposta. Vista la bassa affluenza si
registra che sui temi della scuola si è meno sensibili
rispetto ad altri argomenti. Questo mi rammarica». Nonostante
la netta vittoria dei referendari, la scarsa percentuale dei
votanti, emerge dal comitato pro paritarie, non potrà non
essere presa in considerazione dalle eventuali decisioni
dell'amministrazione. «L'astensione - ha detto Alberani - è un
dato molto significativo. Credo che questo condizioni
fortemente le scelte future. Penso che oggi, vista anche la
crisi economica, non si possa fare a meno di un sistema
integrato tra pubblico e privato». ( Da AGI)

venerdì 24 maggio 2013

La lettera di Giovanni Sedioli ai cittadini di Bologna.


REFERENDUM SCUOLA DELL’ INFANZIA 
Votiamo "B" come bambine e bambini

Car* cittadin* di Bologna, car* amic*,
siamo vicinissimi ad un voto importante.
Domenica 26 Maggio NON siamo chiamati a votare "per" o "contro" la scuola pubblica.
No. Il Referendum chiede un giudizio "per" o "contro" il Sistema integrato della Scuola dell'Infanzia di questa città.
Che cosè?
Il Comune di Bologna, è quello in Italia più impegnato per la scuola pubblica, forte di questa esperienza e credibilità da 18 anni stipula convenzioni con le scuole paritarie rette da enti privati. Queste scuole hanno ricevuto un finanziamento molto contenuto (poco più dello 0,60 circa di quanto il Comune spende per la scuola) e hanno migliorato la loro qualità, accettando standard ed indirizzi delle scuole pubbliche. Ugualmente il Comune sostiene con altre convenzioni la qualità e la vita delle scuole dell'Infanzia statali.
Il Comune è protagonista verso tutte le scuole, mentre neanche un Euro è stato tolto alle scuole comunali.
In questo modo si è resa più forte, più "pubblica", certamente migliore la scuola dell'Infanzia delle bambine e dei bambini bolognesi.
Il Sistema integrato può essere migliorato ma -oggi- è ancora più necessario, considerata la realtà della finanza pubblica e degli Enti Locali.
Chiudere questa esperienza significherebbe soltanto indebolire, "tagliare", la scuola dell'Infanzia a Bologna. Per questo siamo scesi in campo, per questo indichiamo di votare "B".
Siamo uomini e donne che hanno speso una vita per la scuola pubblica statale e comunale, proprio per questo sappiamo che è giusto che il Comune si prenda cura di tutte le bambine e di tutti i bambini.
La nostra scelta “B” è convinta e serena, non si accompagna a polemiche e divisioni, abbiamo scritto un documento che vi inviamo, qui, in calce.
Un caro saluto e buon voto,
Giovanni Sedioli


In Piazza Maggiore
Sabato 25 maggio 2013, ore 15-19

Scuole e famiglie in festa
Informazioni, musica, giochi…
.......................................................................................................................................
L'APPELLO AL VOTO
Avere cura
di tutte le bambine, di tutti i bambini.
Perché nessun bambino resti senza una buona scuola dell’Infanzia.
Sostenere l’impegno del Comune di Bologna per le proprie scuole dell’Infanzia, e
con le convenzioni, per tutte le scuole dell'Infanzia statali e paritarie.
Questo voteremo al Referendum. (Scelta “B”)

Noi, siamo uomini e donne della scuola pubblica, abbiamo partecipato e partecipiamo
alla sua vita, come insegnanti, studenti, genitori degli Organi Collegiali.
Siamo i primi a volerne affermare le ragioni ed il compito costituzionale, a comprenderne
le difficoltà e il disagio.
La scuola pubblica deve essere la prima cura di una società moderna e civile.
Bisogna a questo proposito considerare nel concreto la realtà della nostra città.
Nessuno può negare obiettivamente il grande impegno per la scuola pubblica dell’Infanzia
del Comune di Bologna, che, in condizioni di bilancio e di possibilità di spesa sempre più
difficile, ha speso nell'anno 2012 oltre 36 milioni Euro per mantenere un numero di proprie istituzioni che è fra i più alti in Italia. Ad esso si accompagna, si aggiunge, non si sostituisce, con le convenzioni, il sostegno e la qualificazione sia delle scuole per l’infanzia dello Stato sia di quelle paritarie (1 milione di Euro) che già la legge considera appartenenti al sistema pubblico. .
Non sono soldi dati a pioggia ma secondo standard, più articolati e definiti di quelli richiesti dalla Legge di parità, che promuovono il miglioramento costante delle scuole beneficiarie. Non sono soldi sottratti alle scuole comunali ma investimenti necessari per mantenere, e a livelli di qualità adeguati, com’è necessario, una offerta più vasta, altrimenti impossibile.
L’aggiornamento dei criteri di assegnazione dei finanziamenti, fatto quest’anno dal
Comune, ha ulteriormente accentuato il loro carattere di sostegno dato solo a chi si
impegna a garantisce qualità e apertura a tutta l’utenza, senza discriminazione di censo,
religiosa o fisica. Il Referendum che si terrà a Bologna il 26 maggio chiede di abolire
l’intervento del Comune di Bologna, con lo strumento delle convenzioni, nei confronti delle
scuole paritarie per l’infanzia.
Ma chiudere le convenzioni si rivela, ad una analisi di merito, una indicazione sbagliata
che indebolirebbe la scuola bolognese.

Determinare una crisi delle scuole paritarie, la chiusura di alcune e l’aumento delle rette in
altre, non solo non consentirebbe, in parallelo, un aumento equivalente dell’offerta
comunale , ma a null’ altro servirebbe che aumentare le liste d’attesa che già si sono
determinate.
Questa scelta contrasterebbe non solo con leggi nazionali ma con una politica , a Bologna
ed in Emilia-Romagna ultra trentennale per il diritto allo studio che ha visto sempre
sostenuti i percorsi scolastici di tutti i bambini dai 3 ai 6 anni.
Voteremo quindi respingendo l’opzione che tutte le risorse del Comune vadano
esclusivamente alle proprie scuole o a quelle dello Stato.
E’ lo Stato il grande assente a Bologna. Non ha più alcuna giustificazione, da
parte dello Stato, confidare in larghissima misura sulla copertura del fabbisogno di scuole
da parte del Comune, procedendo, contemporaneamente a tagliare fondi e ad impedire
spese dell’Ente Locale.
Occorre che sia spezzata questa spirale negativa che mette in forse quanto nella nostra
città è stato raggiunto da decenni: la piena frequenza del 100% delle bambine e dei
bambini di una buona scuola, con standard educativi certi e controllati. E’ urgente un
maggior intervento, o diretto o finanziario, dello Stato nella scuola dell’Infanzia a Bologna.
E’ questo l’obiettivo che tutte le cittadine ed i cittadini di Bologna devono
chiedere, con partecipazione e mobilitazione democratica.
E’ invece fuorviante, un vero errore, indicare nel rapporto fra l’investimento
pubblico comunale e le scuole paritarie il problema della scuola bolognese.
Diffondere l'idea che le risorse del Comune sarebbero sufficienti, se diversamente
orientate, a coprire l'intera utenza “pubblica”, significa indebolire la battaglia,
necessaria, per ottenere che, subito, torni ad essere garantita, per tutti, la scuola
dell'Infanzia.

Il Referendum chiama alla partecipazione, perché sia reale e positiva deve diventare
occasione di corretta informazione e di vera conoscenza del punto in discussione e dei
nodi critici effettivi che sono nella vita delle nostre scuole. In questo senso va il nostro
impegno.


Giovanni Sedioli, Rolando Dondarini, Rosanna Facchini, Franco Frabboni, Luigi Guerra,
Angela Amadori,
Anna Armone,
Vittorio Biagini,
Giovanna Cantoni De Sabbata
Cristina Casali,
Gabriele Chessa,
Valentina Costa,
Laura Dall'Olio,
Cristina Donà,
Nicoletta Donati,
Fabrizio Festa,
Roberto Franchi,
Salvatore Grillo,
Cristina Maraldi,
Massimo Meliconi,
Maurizia Migliori,
Tullia Moretto,
Giuseppe Muscarnera,
Rita Nannini,
Pietro Nigro,
Stefania Pappalardo,
Giuseppe Pedrielli,
Maddalena Petroni,
Maria Luisa Quintabà,
Cinzia Quirini,
Paolo Rebaudengo,
Filippo Romeo,
Marcello Rossi,
Luciano Russo,
Annamaria Savarese,
Antonio Biagio Salvati,
Giovanni Schiavone,
Jessy Simonini,
Paolo Staffiere,
Annachiara Strappazzon,
Laura Villani,
Rossella Viola,
Annalisa Tugnoli,
Angelo Zannarini,
Liliana Zucchini


Questo documento è firmato da insegnanti, docenti universitari, tecnici e collaboratori, genitori e studenti di scuole pubbliche, promosse dallo Stato o dagli EE.LL, e intende sia svolgere la sua iniziativa in particolare in questi “mondi” sia rivolgersi a tutti i cittadini di Bologna in collaborazione con tutti gli altri comitati e appelli che condividono la “scelta B”.

Hanno dichiarato la condivisione dei contenuti che proponiamo personalità bolognesi anche di mondi diversi dallo specifico scolastico, fra questi:

Andrea Biondi, Francesco Errani, Elisabetta D'Alessandro, Anna Del Mugnaio, Roberto Gamberini, Marco Guerra, Roberto Generali, Carla Manferrari, Roberto Mignani, Davide Pierinelli, Bruno Pizzica, Alberto Alberani, Gian Primo Mingozzi.

Hanno dichiarato il loro adesione anche Ivana Summa e Paola De Donato firmatarie del Manifesto promosso dal Prof. Zamagni e hanno inviato lettere di condivisione: Zelinda Davolio, Laura Dall'Olio, Danilo Mason, Elena Riganti.

averecuradituttiibambini@gmail.com

Il nostro sito 
www.referendumvotab.blogspot.it
Il sito di tutti i comitati "B" 
www.referendumbologna.it

FINO ALL'ULTIMO MINUTO...

Fino all'ultimo minuto centinaia di sostenitori, probabilmente in buona fede, dell'opzione "A" continuano a diffondere la notizia DEL TUTTO INFONDATA di centinaia di bambini fuori dalla scuola dell'infanzia e di centinaia di posti liberi nelle paritarie. NON E' COSI' la lista d'attesa si è quasi esaurita e i posti liberi sono pressoché uguali fra paritarie, da un lato, e comunali-statali dall'altro, e questo nonostante le rette. Il Comitato Nuovo Art. 33 non ha mai cambiato la sua propaganda nonostante i nuovi dati la smentissero. E' stata una scelta grave.

mercoledì 22 maggio 2013

LEGGENDO L'INTERVISTA DI ADRIANA LODI

Un commento di Davide Ferrari

So che Adriana Lodi, attivissima , non vuole "monumenti" ma un confronto diretto e sincero..Allora ecco qui. I suoi toni sono critici ma, naturalmente, rivolti all'obiettività e lo apprezzo soprattutto in queste giornate di polemiche aspre e ormai persino minacciose. Ma trovo una cotraddizione quando dice :"Hanno ragione i referendari però sbagliano a fare pressione sul Comune, perchè i tagli vengono dal livello nazionale". Il Referendum è tutto lì. Aver portato movimenti importanti di genitori ed insegnanti dal terreno delle condizioni concrete della scuola al terreno dello scontro laici/cattolici a livello comunale, a Bologna e contro Bologna, la città più impegnata per la scuola pubblica, questo è il Referendum e per questo non sono mai stato d'accordo. Infine ci sono cose nella sua dichiarazione, che un po' mi stupiscono. Forse refusi. Adriana sostiene che (quando?) un tempo, sembra di capire prima delle Convenzioni il 90% dei bambini andava alle scuole dell'Infanzia pubblica. Non è cosi, come si trova anche nei documenti del Comitato per il Referendum, in questi anni l'incidenza proporzionale delle private è calata. Prima era circa al 30% . Quindi non è avvenuta nessuna "privatizzazione" in questi anni almeno non per le Convenzioni e le scuole poi divenute paritarie esistevano già e mai il Comune ha avuto il 90% nelle proprie scuole. Ho l'impressione-sbaglierò-che ci si confonda con i nidi. Lodi dice poi che i finanziamenti alle paritarie sono cominciati dopo i tagli. Non è così. Imbeni ( si cominciò a pensare alle Convenzioni nella sua sindacatura) e poi Vitali vollero le convenzioni per allargare l'influenza positiva della qualità del pubblico non per sostituire il pubblico con il privato. "Avere cura di tutte le bambine e di tutti i bambini", secondo una giusta proporzione nell'uso delle risorse pubbliche. Il punto era ed è quello.


mercoledì 15 maggio 2013

Referendum del 26 Maggio. Una sintesi delle questioni in gioco.


E' ancora ignoto ai più l'oggetto concreto sul quale i cittadini sono chiamati ad esprimersi nel referendum bolognese: le convenzioni Comune-paritarie nella scuola dell'Infanzia
I promotori hanno voluto che la scadenza assumesse un carattere generale, addirittura nazionale. “Chi buttereste dalla torre, le scuole pubbliche o quelle private?” Si vuole che i cittadini votino in risposta a questa semplificazione inaccettabile. Ben altro c'è da buttare, se si desidera! Vogliono farci litigare come i polli di Renzo avviati a perdere il collo. Per difendere la scuola bisogna integrare, unire le forze e le esperienze. La disinformazione è cresciuta dopo l'annuncio del Comune di voler porre servizi e scuole 0-6 anni in capo ad una ASP. La questione è complessa, richiede un confronto serio, viene associata al Referendum grazie alla parola magica :”Privatizzazione”. Al contrario: il Comune non può più assumere (per legge!), la “carta ASP”, azienda pubblica, permette l'assunzione a tempo indeterminato di nuovo personale, di non passare la mano ad altri, “privatizzando”. Invece le convenzioni rispondono ad un'altra necessità. E' naturale che un Sindaco cerchi di migliorare la qualità anche di scuole che da decenni e decenni lavorano per migliaia di bambini di 3, 4 e 5 anni Questa scelta è antica (18 anni!), si è diffusa in tutta Italia, fino alla Puglia del Presidente Vendola, non ha nulla di anti-costituzionale. Il prof. Rodotà scrive che -“quantomeno”- bisogna dare assoluta priorità alla “scuola pubblica”. E' proprio quello che si fa qui. Si spende 1 euro su 4 del bilancio, e una grande parte va alle scuole per l'infanzia, 36 milioni euro l'anno alle comunali, ed 1 alle statali: 37 volte il “costo” delle convenzioni con le paritarie. La campagna paradossale che mette Bologna sul tavolo dell'accusato è rischiosa.
Se passa l'idea che tutto è sfascio sarà più difficile proseguire investimenti per la scuola così cospicui. Se il voto sancirà una vittoria di parte, perché l'altra si ritiri nella propria vita senza aiuti e senza doveri, si indebolirà il complesso del mondo scolastico. Una scelta più matura, il voto “B”, potrà sollecitare invece una politica per la scuola generosa ed aperta.

giovedì 9 maggio 2013

CHICCA REFERENDARIA. LA PRIVATIZZAZIONE INCALZA , MA LE "PRIVATE"..........DIMINUISCONO.


Nel cortese volantino dal titolo "B come bugie" -(QUELLO ORMAI NOTO PER CONTINUARE A DIFFONDERE IL DATO DI OLTRE 400 BAMBINI IN LISTA D'ATTESA DEL TUTTO INFONDATO) che continua ad essere distribuito in città e nel web, si può leggere la seguente affermazione :

"Dicono che senza il contributo annuale di un milione e 200 mila euro erogato dal Comune, le scuole paritarie private chiuderebbero e i 1.730 bambini che le frequentano resterebbero per strada.
È FALSO. Nessuna scuola privata ha mai chiuso i battenti neppure prima che iniziassero a essere finanziate con risorse pubbliche (1995). Anzi, prima di allora la percentuale di iscritti era perfino superiore a quella di oggi: il 24% contro il 22%."

QUINDI ANCHE IL COMITATO "ART.33" AUSPICA CHE LE SCUOLE PARITARIE PERMANGANO.
QUINDI DOPO 18 ANNI DI CONVENZIONI, ciò di "incalzante offensiva privatizzatrice", tale da determinare un caso nazionale contro il quale chiamare alla rivolta morale e civile l'intera comunità nazionale, sembra che l'INCIDENZA delle scuole "PRIVATE " sia........... DIMINUITA.

giovedì 2 maggio 2013

Rodotà, la sua opinione. La nostra risposta.

Rodotà, la sua opinione. La nostra risposta.

Il prof Stefano Rodotà, ha scritto al Comitato, nostro contraddittore, dei promotori del Referendum il 29 aprile 2013,una lettera nella quale ha così ripreso la sua posizione sul referendum: 

.... “voglio comunque ribadire la mia adesione convinta al referendum. Oggi più che mai dobbiamo riprendere il filo, spezzato in questi anni, della politica costituzionale e della legalità che essa esprime. Questo, davvero, è un punto non negoziabile, per due ragioni. La prima riguarda la necessità di rispettare la chiarissima lettera della Costituzione che parla di una scuola privata istituita “senza oneri per lo Stato”. Ma bisogna anche ricordare – e questa è la seconda considerazione – che sempre la Costituzione prevede che lo Stato debba istituire “scuole statali per tutti gli ordini e gradi”. In tempi di crisi, questa norma dovrebbe almeno imporre che le scarse risorse disponibili siano in maniera assolutamente prioritaria destinate alla scuola pubblica in modo di garantirne la funzionalità."

LA NOSTRA RISPOSTA
1) se la Costituzione è "chiarissima" nel senso cui allude Rodotà non si comprende perchè egli passi rapidamente al secondo punto, quello dell'opportunità: bisogna dare "priorità" alla scuola pubblica, scrive, soprattutto oggi che le risorse sono scarse. La verità è che il "senza oneri" indica la non obbligatorietà per lo Stato di finanziare il sorgere di scuole private. Questa l'interpretazione dei Costituenti, che il prof. Rodotà certamente conosce, infatti scrive di una scuola privata "istituita", non "finanziata", con fondi pubblici...Tanto più vero che se il problema fosse di una lesione alla Costituzione ben altri dovrebbero essere le vie per opporsi.
2) priorità alla scuola pubblica. Non solo è opportuna ma, per noi, necessaria. Infatti sosteniamo, in questo caso, il Comune di Bologna che impegna per la scuola "pubblica" dell'Infanzia , che poi sarebbe innanzitutto la propria- anch'essa considerata "paritaria" dalla legge, 36 volte le risorse che destina alle Convenzioni, che pure riguardano 1700 bambini, oltre il 20% del totale. Nessuno in Italia fa di più. Bologna spende oggi più di quello che spendeva nei tempi d'oro degli anni '70. E' veramente paradossale che, approfittando della disinformazione e dello scollamento fra istituzioni e cittadini si faccia di Bologna un terreno di battaglia nazionale contro il "privatismo".
3) infine sarebbe opportuno che tutti, anche e maggiori personalità, riflettessero sulle conseguenze che avrebbe distruggere, a Bologna,  il concreto sistema integrato delle scuole dell'Infanzia per i bambini di 3,4 e 5 anni. Nessuna significativa risposta diretta in più del pubblico (ben altri sarebbero i costi!!!), meno opportunità garantite dal pubblico e più care, ripresa delle liste d'attesa, o meglio della lista dei senza posto.

Non è poco. Vale quindi davvero la pena di evitare ogni genericità trattando questo argomento.

domenica 21 aprile 2013

"B come bugie". Un insulto grave e soprattutto gratuito.


Ecco un volantino, davvero poco lieve, del comitato nostro contraddittore. Il primo punto, che viene diffuso senza tregua fra la cittadinanza bolognese è del tutto infondato. la lista d'attesa è oggi intorno ai cento bambini, i posti "liberi" sono simili, per numero fra comunali e paritarie. Non vogliamo parlare di scorrettezza o di bugia, però è inaccettabile che prosegua una campagna del tutto irreale. C'è onestà? Si vuole dialogo? Si vuole davvero il bene della scuola? Si ritiri la propaganda sbagliata. [PS. Gli altri punti sono affermazioni del tutto generiche, auspici purtroppo ottimistici -"nessuno chiuderà senza fondi pubblici"- oppure citazioni delle rette. Certo: il Comune di Bologna è fra i pochissimi che non mette rette di iscrizione. Una scelta coraggiosa che certo non meritava un Referendum ed una campagna contro.]

Analizziamo i documenti dei referendari. Senza polemiche ma con la forza dei fatti. 1


Il documento che qui linkiamo è tutt'ora una delle basi delle argomentazioni del Comitato promotore del Referendum

Dobbiamo rilevare i TANTI ERRORI che contiene, il tono generale (si arriva a chiedere che l'Europa intervenga contro le Convenzioni per turbativa di mercato!! :D) si commenta da solo.

LA COPERTINA [Sbagliata]
Il disegno mostra una suora che incombe un po' tetra. In realtà la stragrande maggioranza degli insegnanti nelle scuole paritarie sono laici.

FISM: SOLO CATTOLICI [Sbagliato]
Non è più così, questa federazione raccoglie anche realtà differenti.

1.055.000 EURO DATI DAL COMUNE ALLE PARITARIE [Sbagliato]
La cifra è sensibilmente sbagliata. La si accresce inserendovi contributi, del tutto dovuti-da sempre- per il diritto allo studio. la cifra corretta è di 730.000 euro per spese di funzionamento dati a chi sottoscrive una Convenzione per la qualità.

I CONTRIBUTI DEL COMUNE SONO UN DOPPIONE DI QUELLI DATI DALLO STATO PER LA LEGGE DI PARITà [Sbagliato]
Non è così, i, Coune chiede molto di più e di diverso. Chiede una integrazione, una attività inserita in un sistema pubblico, così per le tariffe, modulate e calmierate, la
collaborazione per le iscrizioni, la messa in comune dei dati, i progetti qualificazione

Viene poi da chiedersi, leggendo il documento:"Ma allora i contributi ex legge Berlinguer sono giusti?". a allora di cosa stiamo parlando circa la presunta inxcostituzionalità ed il "senza oneri per lo Stato"?

LE SCUOLE PARITARIE PER L'INFANZIA SONO UN BUSINESS CHE VA IN ATTIVO SOLO GRAZIE L'INTERVENTO PUBBLICO [Sbagliato]
Sono proprio i bilanci di queste scuole, quelle senza fine di lucro, che dimostrano che non si tratta di "affari" ma di attività di servizio alla comunità, certo discutibili come tutte. Un servizio difficile da mandare avanti e che senza il sostegno pubblico sarebbe costretto o ad alzare le rette cambiando di natura o a chiudere.
Proprio questo documento costituisce la miglior risposta a quanto stanno affermando infondatamente i promotori del Referendum quando sostengono che la fine delle Convenzioni non farebbe venir meno il servizio offerto da queste scuole. Non è così. Tagliare le Convenzioni è-oggi più che mai- nella crisi che Viviamo- tagliare scuola ai bambini bolognesi e tagliare (perchè?) posti di lavoro che sono necessari.

Va ricordato, invece, che proprio per questi motivi, il Comune di Bologna grauda il suo sostegno a seconda dei dati di bilancio di queste scuole, chi ha meno bisogno meno riceve.

IL COMUNE NON EFFETTUA CONTROLLI [Sbagliato]
I Quartieri governano in collaborazione con i momenti principali di vita di queste scuole, dalle iscrizioni al coordinamento pedagogico, e periodiche riunioni di verifica permettono un monitoraggio serio e costante.

SI TOLLERANO GRAVI INADEMPIENZE ALLA LEGGE DI PARITà, COME ALLE CERRETA DOVE LE CLASSI SONO DIVISE PER SESSO DEI BAMBINI.[Sbagliato]
Non è così. Alla scuola dell'Infanzia questa scelta, certo per noi molto discutibile, non è portata avanti, in un Istituto come quello citato, che invece è così organizzato per la successiva e non convenzionata scuola primaria.
Che sia un risultato della Convenzione?


C'è da chiedersi infine come siano possibili tanti errori? Crediamo che chi ha scritto questo documento abbia un atteggiamento poco sereno, di guerra ideologica, che certo non è adatta alla scuola, soprattutto ad una scuola per bimbi di 3, 4 e 5 anni !!

lunedì 15 aprile 2013

Su cosa sono chiamati a votare i bolognesi il 26 Maggio?


Il 26 Maggio, i cittadini di Bologna sono chiamati a votare NON "per" o "contro" la scuola pubblica. No. Il Referendum chiede un giudizio "per" o "contro" il Sistema integrato della Scuola dell'Infanzia di questa città. Un sistema che vede il Comune protagonista forse più di tutti gli altri Comuni e che funziona, da 15 anni. Un sistema che ha reso più forte, più "pubblica", certamente migliore la scuola dell'Infanzia delle bambine e dei bambini bolognesi. Un sistema che può essere migliorato ma che-oggi- è ancora più necessario, considerata la realtà della finanza pubblica e degli Enti Locali. Oggi chiudere questa esperienza significherebbe soltanto indebolire, "tagliare", la scuola dell'Infanzia a Bologna. Per questo siamo scesi in campo, per questo indichiamo di votare "B".

mercoledì 3 aprile 2013

REFERENDUM, Votiamo "B" come bambine e bambini



REFERENDUM 
               SCUOLA DELL’ INFANZIA




Avere cura
di tutte le bambine, di tutti i bambini.
Perché nessun bambino resti senza una buona scuola dell’Infanzia.
Sostenere l’impegno del Comune di Bologna per le proprie scuole dell’Infanzia, e
con le convenzioni, per tutte le scuole dell'Infanzia statali e paritarie.
Questo voteremo al Referendum. (Scelta “B”)



Noi, siamo uomini e donne della scuola pubblica, abbiamo partecipato e partecipiamo
alla sua vita, come insegnanti, studenti, genitori degli Organi Collegiali.
Siamo i primi a volerne affermare le ragioni ed il compito costituzionale, a comprenderne
le difficoltà e il disagio.
La scuola pubblica deve essere la prima cura di una società moderna e civile.
Bisogna a questo proposito considerare nel concreto la realtà della nostra città.
Nessuno può negare obiettivamente il grande impegno per la scuola pubblica dell’Infanzia
del Comune di Bologna, che, in condizioni di bilancio e di possibilità di spesa sempre più
difficile, ha speso nell'anno 2012 oltre 36 milioni Euro per mantenere un numero di proprie istituzioni che è fra i più alti in Italia. Ad esso si accompagna, si aggiunge, non si sostituisce, con le convenzioni, il sostegno e la qualificazione sia delle scuole per l’infanzia dello Stato sia di quelle paritarie (1 milione di Euro) che già la legge considera appartenenti al sistema pubblico. .
Non sono soldi dati a pioggia ma secondo standard, più articolati e definiti di quelli richiesti dalla Legge di parità, che promuovono il miglioramento costante delle scuole beneficiarie. Non sono soldi sottratti alle scuole comunali ma investimenti necessari per mantenere, e a livelli di qualità adeguati, com’è necessario, una offerta più vasta, altrimenti impossibile.
L’aggiornamento dei criteri di assegnazione dei finanziamenti, fatto quest’anno dal
Comune, ha ulteriormente accentuato il loro carattere di sostegno dato solo a chi si
impegna a garantisce qualità e apertura a tutta l’utenza, senza discriminazione di censo,
religiosa o fisica. Il Referendum che si terrà a Bologna il 26 maggio chiede di abolire
l’intervento del Comune di Bologna, con lo strumento delle convenzioni, nei confronti delle
scuole paritarie per l’infanzia.
Ma chiudere le convenzioni si rivela, ad una analisi di merito, una indicazione sbagliata
che indebolirebbe la scuola bolognese.




Determinare una crisi delle scuole paritarie, la chiusura di alcune e l’aumento delle rette in
altre, non solo non consentirebbe, in parallelo, un aumento equivalente dell’offerta
comunale , ma a null’altro servirebbe che aumentare le liste d’attesa che già si sono
determinate.
Questa scelta contrasterebbe non solo con leggi nazionali ma con una politica , a Bologna
ed in Emilia-Romagna ultratrentennale per il diritto allo studio che ha visto sempre
sostenuti i percorsi scolastici di tutti i bambini dai 3 ai 6 anni.
Voteremo quindi respingendo l’opzione che tutte le risorse del Comune vadano
esclusivamente alle proprie scuole o a quelle dello Stato.
E’ lo Stato il grande assente a Bologna. Non ha più alcuna giustificazione, da
parte dello Stato, confidare in larghissima misura sulla copertura del fabbisogno di scuole
da parte del Comune, procedendo, contemporaneamente a tagliare fondi e ad impedire
spese dell’Ente Locale.
Occorre che sia spezzata questa spirale negativa che mette in forse quanto nella nostra
città è stato raggiunto da decenni: la piena frequenza del 100% delle bambine e dei
bambini di una buona scuola, con standard educativi certi e controllati. E’ urgente un
maggior intervento, o diretto o finanziario, dello Stato nella scuola dell’Infanzia a Bologna.
E’ questo l’obiettivo che tutte le cittadine ed i cittadini di Bologna devono
chiedere, con partecipazione e mobilitazione democratica.
E’ invece fuorviante, un vero errore, indicare nel rapporto fra l’investimento
pubblico comunale e le scuole paritarie il problema della scuola bolognese.
Diffondere l'idea che le risorse del Comune sarebbero sufficienti, se diversamente
orientate, a coprire l'intera utenza “pubblica”, significa indebolire la battaglia,
necessaria, per ottenere che, subito, torni ad essere garantita, per tutti, la scuola
dell'Infanzia.


Vogliamo promuovere fra i cittadini una vasta serie di iniziative di dibattito e confronto, di dialogo e di indicazione di voto.
Il Referendum chiama alla partecipazione, perché sia reale e positiva deve diventare
occasione di corretta informazione e di vera conoscenza del punto in discussione e dei
nodi critici effettivi che sono nella vita delle nostre scuole. In questo senso va il nostro
impegno.


Giovanni Sedioli,
Angela Amadori, 
Anna Armone, 
Vittorio Biagini,
Giovanna Cantoni De Sabbata
Cristina Casali,
Gabriele Chessa,
Valentina Costa,
Laura Dall'Olio,
Cristina Donà,
Nicoletta Donati,
Rolando Dondarini,
Rosanna Facchini,
Fabrizio Festa,
Franco Frabboni,
Roberto Franchi,
Salvatore Grillo,
Luigi Guerra,
Cristina Maraldi,
Massimo Meliconi,
Maurizia Migliori,
Tullia Moretto,
Giuseppe Muscarnera,
Rita Nannini,
Pietro Nigro,
Stefania Pappalardo,
Giuseppe Pedrielli,
Maddalena Petroni,
Maria Luisa Quintabà,
Cinzia Quirini,
Paolo Rebaudengo,
Filippo Romeo,
Marcello Rossi,
Luciano Russo,
Annamaria Savarese,
Antonio Biagio Salvati,
Giovanni Schiavone,
Jessy Simonini,
Paolo Staffiere,
Annachiara Strappazzon,
Laura Villani,
Rossella Viola,
Annalisa Tugnoli,
Angelo Zannarini,
Liliana Zucchini


Questo documento è firmato da insegnanti, docenti universitari, tecnici e collaboratori, genitori e studenti di scuole pubbliche, promosse dallo Stato o dagli EE.LL, e intende sia svolgere la sua iniziativa in particolare in questi “mondi” sia rivolgersi a tutti i cittadini di Bologna in collaborazione con tutti gli altri comitati e appelli che condividono la “scelta B”.

Hanno dichiarato la condivisione dei contenuti che proponiamo personalità bolognesi anche di mondi diversi dallo specifico scolastico, fra questi:

Andrea Biondi, Francesco Errani, Elisabetta D'Alessandro, Anna Del Mugnaio, Roberto Gamberini, Marco Guerra, Roberto Generali, Carla Manferrari, Roberto Mignani, Davide Pierinelli, Bruno Pizzica, Alberto Alberani, Gian Primo Mingozzi.

Hanno dichiarato il loro adesione anche Ivana Summa e Paola De Donato firmatarie del Manifesto promosso dal Prof. Zamagni e hanno inviato lettere di condivisione: Zelinda Davolio, Laura Dall'Olio, Danilo Mason, Elena Riganti.





Per sottoscrivere, aderire, dialogare : averecuradituttiibambini@gmail.com




UN VOTO “B”,
COME “BAMBINE E BAMBINI”


www.referendumvotab.blogspot.it




sabato 30 marzo 2013

FIRMANO NON SOLO DOCENTI, «SENZA CONVENZIONI SCUOLA PIÙ DEBOLE»


(ER) SCUOLA BOLOGNA. REFERENDUM, LEADER SPI-LEGACOOP CON SEDIOLI

(DIRE) Bologna, 28 mar. - Parola d'ordine, «avere cura
di tutte le bambine, di tutti i bambini». Eccolo, l'appello
promosso per il voto a favore dei finanziamenti alle materne
paritarie dall'ex preside delle Aldini Giovanni Sedioli, secondo
puntello contro il fronte dei referendari dopo il comitato che fa
capo a Stefano Zamagni. Tra le firme ci sono quelle di insegnanti
universitari come Rolando Dondarini, Franco Frabboni e Luigi
Guerra, ma hanno aderito anche il segretario dello Spi-Cgil Bruno
Pizzica e il responsabile Cultura di Legacoop Alberto Alberani.
«Il referendum che si terrà a Bologna il 26 maggio chiede di
abolire l'intervento del Comune di Bologna, con lo strumento
delle convenzioni, nei confronti delle scuole paritarie per
l'infanzia. Ma chiudere le convenzioni- si legge nell'appello- si
rivela, ad una analisi di merito, una indicazione sbagliata che
indebolirebbe la scuola bolognese». Infatti, si sottolinea,
«determinare una crisi delle scuole paritarie, la chiusura di
alcune e l'aumento delle rette in altre, non solo non
consentirebbe, in parallelo, un aumento equivalente dell'offerta
comunale, ma a null'altro servirebbe che aumentare le liste
d'attesa che già si sono determinate».Per i firmatari dell'appello è
comunque «fuorviante, un vero errore, indicare nel rapporto fra
l'investimento pubblico comunale e le scuole paritarie il
problema della scuola bolognese. Diffondere l'idea che le risorse
del Comune sarebbero sufficienti, se diversamente orientate, a
coprire l'intera utenza 'pubblica', significa indebolire la
battaglia, necessaria, per ottenere che, subito, torni ad essere
garantita, per tutti, la scuola dell'infanzia». Il problema
secondo questo appello è infatti lo scarso aiuto offerto dallo
Stato nel finanziamento della scuola materna.
I fondi dati alle paritarie, si sottolinea, «non sono soldi
sottratti alle scuole comunali ma investimenti necessari per
mantenere, e a livelli di qualità adeguati, com'è necessario,
una offerta più vasta, altrimenti impossibile».



Un nostro commento: "In realtà abbiamo registrato le adesioni "esterne" al mondo della scuola non come le altre, le firme vere e proprie, ma come condivisioni e volontà di collaborazione. Ci fanno molto piacere e ringraziamo coloro che, spontaneamente ce le hanno fatte pervenire"